Due chiacchiere con ChatGPT
Avete già sentito parlare di ChatGPT?
Una delle ultime innovazioni di intelligenza artificiale che può venirci in aiuto quando dobbiamo, per esempio, scrivere di un argomento che non conosciamo, oppure quando vogliamo semplicemente informarci riguardo qualcosa e non vogliamo usare Google.
Ma, attenzione, perché Google e ChatGPT non svolgono le stesse funzioni: entrambi elaborano le informazioni e fornisco risposte, ma in modi diversi!
Google è un motore di ricerca (e di risposta) che restituisce una lista di risultati con link a pagine web pertinenti rispetto a quanto richiesto, utilizzando algoritmi complessi che indicizzano e classificano le pagine web.
ChatGPT, invece, è un modello di intelligenza artificiale che genera risposte e testi coerenti e rilevanti, in quanto è in grado di comprendere meglio il contesto di una domanda e fornire risposte più dettagliate, e addirittura di svolgere conversazioni interattive.

Non avete ancora fatto due chiacchiere con ChatGPT? Tranquilli, lo abbiamo fatto noi per voi!
A proposito di conversazioni interattive, oggi abbiamo intervistato ChatGPT chiedendogli di parlarci di se stesso. Condividiamo di seguito la nostra conversazione:
W&D
Ciao ChatGPT, parlaci un po’ di te!
ChatGPT
Ciao! Sono ChatGPT, un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI. Sono basato sull’architettura GPT-3.5, uno dei modelli di intelligenza artificiale più avanzati disponibili al momento del mio addestramento, avvenuto nel settembre 2021.
Il mio obiettivo principale è quello di comprendere e generare testo in modo coerente e utile. Sono stato addestrato su una vasta quantità di testo proveniente da diverse fonti, come libri, articoli di giornale, pagine web e altro ancora. Questo mi ha permesso di sviluppare una conoscenza generale su una vasta gamma di argomenti.
Sono qui per aiutarti a rispondere alle tue domande, fornirti informazioni, aiutarti con i compiti, condividere curiosità o anche solo fare una chiacchierata. Ricorda che, sebbene io abbia accesso a una vasta quantità di informazioni, la mia conoscenza si ferma a settembre 2021, quindi alcune informazioni potrebbero essere obsolete.
Sono continuamente aggiornato e migliorato dal team di sviluppatori di OpenAI; quindi, cerco sempre di offrire risposte accurate e utili. Se hai altre domande su di me, sarò felice di rispondere!
Cosa è emerso da questa “bella chiacchierata”?
La conversazione avrebbe potuto proseguire con altre domande, ma abbiamo preferito soffermarci su alcuni punti.
Intanto, ChatGPT ci ha confermato di essere aggiornato a settembre 2021; quindi, se cerchiamo informazioni attualizzate o dati specifici, probabilmente non è lo strumento che fa per noi. In questo caso Google potrebbe essere l’opzione migliore in quanto ha accesso a una grande quantità di informazioni e risorse online, inclusi dati aggiornati in tempo reale.
Un’altra informazione che ChatGPT dice di se stesso è che cerca di generare risposte corrette che possono soddisfare le nostre richieste, senza dover consultare ulteriori pagine web.
Vero, ma dipende dall’importanza dell’argomento e quanto vogliamo essere precisi e sicuri che le informazioni siano del tutto corrette, in base all’uso che dobbiamo farne; infatti, proprio in fondo alla pagina, nelle famose “note scritte in piccolo” troviamo: “ChatGPT may produce inaccurate information about people, places, or facts”, quindi ChatGPT può produrre informazioni imprecise su persone, luoghi o fatti.
Perché ChatGPT è ritenuto potenzialmente pericolo per la società?
Ecco alcune delle più diffuse ragioni per cui si può provare timore o preoccupazione nei confronti di ChatGPT:
- la mancata o scarsa conoscenza dell’intelligenza artificiale può generare incertezza e paura su come l’uso di questo modello possa influenzare la società, soprattutto i più giovani;
- si teme la possibilità che ChatGPT possa diffondere disinformazione e generare contenuti falsi o dannosi;
- si teme che possa sostituire la mente umana e far perdere, in un certo senso, la propria autonomia di pensiero (questo sempre per la scarsa conoscenza dello strumento e del suo uso improprio);
- Suscita preoccupazioni riguardo la sostituzione degli esseri umani da parte delle macchine e all’aumento della disoccupazione.
Esaminando questi punti, è chiaro che esprimono le stesse preoccupazioni generate dalle numerose novità tecnologiche degli ultimi decenni, ogni volta che è emerso qualcosa di innovativo; tuttavia, una volta che capiamo il meccanismo, prendiamo confidenza e impariamo ad utilizzare le tecnologie emergenti, è come se non riuscissimo più a farne a meno e iniziamo a considerarle aiuti indispensabili.
Certo, è vero che è necessario immaginare ChatGPT come un aiuto e non come un sostituto delle nostre menti: non è la tecnologia che sostituisce l’essere umano, quanto l’essere umano che si affida completamente alla tecnologia, rimanendo fermo e inoperoso dopo aver raggiunto il proprio obiettivo!
Per questo è necessario istruire e sensibilizzare soprattutto i giovani della famosa generazione Z, quelli “nati tecnologici”, su come e quando utilizzare questi strumenti.
Quindi, ChatGPT è promosso o no?
L’intelligenza artificiale è stata inventata proprio per aiutare l’umano ma, come per qualsiasi altra forma di tecnologia, è sempre utile considerare il contesto in cui viene utilizzata affinché ci risolva effettivamente il “problema”. In generale, l’uso di ChatGPT può essere uno strumento utile e interessante, ma non deve assolutamente sostituire la mente e la creatività umana!
La risposta, dunque, è sì! Ma con alcune riserve:
- Verifichiamo sempre le informazioni fornite da ChatGPT consultando fonti affidabili o effettuiamo ricerche aggiuntive, se necessario;
- Teniamo presente che potrebbe non essere aggiornato su argomenti recenti o notizie attuali;
- Salvaguardiamo la nostra privacy non condividendo informazioni personali e dati sensibili, in quanto le interazioni con ChatGPT vengono memorizzate e possono essere usate per migliorare il modello;
- Utilizziamo, e educhiamo all’utilizzo di questo strumento in modo etico e responsabile.
Per concludere, dopo qualche test riteniamo che l’uso di ChatGPT offre opportunità e spunti interessanti per la curiosità, ma anche per lo studio e per il lavoro. Tuttavia, è fondamentale utilizzarlo in modo consapevole, verificando sempre le informazioni e considerando le limitazioni di questo modello di intelligenza artificiale avanzato. Un utilizzo responsabile di ChatGPT può arricchire le nostre esperienze digitali e promuovere la comprensione e l’apprendimento, mantenendo al contempo il controllo della qualità delle informazioni che riceviamo.
Tra web e settore agricolo, tra crescita personale e responsabilità imprenditoriale.
Una chiacchierata con Lucilla Danesi, imprenditrice e CEO di Geoplant Vivai srl.
Che rapporto c’è tra l’espansione della tua azienda e il mondo del web?
Premetto che Geoplant è nata come B2B, lavora molto con il mondo del professionale e dell’ingrosso, dove sicuramente la digitalizzazione e il web hanno un impatto minore perché ci si trova tramite altri canali, come le fiere, i rapporti storicizzati, il mondo della ricerca e dell’università. Però devo dire che sicuramente le piattaforme web hanno aiutato tantissimo a farci conoscere a una vasta platea di aziende, di consumatori medio piccoli e hobbisti. Quando abbiamo deciso che non avremmo più voluto essere solo un’azienda B2B, ma un’azienda che si rivolgeva anche al consumatore finale e alle piccole realtà, lavorare sia sul sito che sui social è diventato strategico. Siamo più forti su Facebook che su Instagram forse perché ci abbiamo creduto prima o perché è un social più datato. Dieci, quindici anni fa Facebook lo utilizzavano solo gli under 40/50 in genere e i digital-lover, coloro che sono migrati su altri social; invece il mondo agricolo, soprattutto quello di tanti Paesi europei, ci cerca ancora tramite Facebook, un social che per molti è relativamente nuovo. Quindi, sì, devo dire che il web ha aiutato tantissimo a farci conoscere!
Cosa significa per te essere presenti sui social?
Tantissime aziende, anche molto importanti, vengono a vedere se sei presente sui social (principalmente Linkedin, poi Facebook e Instagram) e, in primis, se hai un tuo sito web aziendale organico e chiaro.
Essere sul web è fondamentale nel settore hobby perché permette in modo veloce e diretto di comunicare le novità e tutto ciò che si ha di disponibile, permettendo quell’immediatezza che gli altri canali non consentono.

Quale rapporto c’è tra il settore agricolo e il mondo digitale?
L’agricoltura è forse il settore più tradizionale, però devo dire che nell’ultimo decennio anche gli agricoltori hanno iniziato a cercarci e a documentarsi tramite il web e il nostro sito, che devo dire mi piace molto nella nuova veste grafica che gli avete dato.
Come si è evoluto il mercato di riferimento nel digitale?
L’agricoltura si è evoluta cercando sempre maggiore specializzazione e novità, mentre anni fa la clientela si rivolgeva a noi in modo tradizionale, affidandosi a quelli che erano i canali tradizionali e i prodotti più consolidati. Devo dire che il digitale ci ha sicuramente dato visibilità ed ha incentivato le vendite, ma le ha anche, in qualche modo, sclerotizzate. C’è sempre questa ricerca ossessiva dell’ultima novità, senza tregua, un po’ quello che è successo nella moda con il fast fashion, dove c’è una ricerca spasmodica della novità. Un mercato che si evolve in questo modo è complicato da gestire ed anche definibile, a tratti, come mercato “drogato di niente” perché poi i prodotti che valgono non sono infiniti. Come si dice “non comprare 10 maglioni, ma comprane uno di qualità”, allo stesso modo anche nel nostro settore spesso non ha senso comprare dieci diverse varietà quando sono sufficienti le tre, quattro che meglio rispondono ai bisogni interni. Il digitale purtroppo ha sclerotizzato e vulcanizzato richieste e consumi, è un vero peccato perché si genera confusione.
Altra cosa che non mi piace del digitale è il fatto di essere costantemente reperibili. Devo dire che ricevere notifiche per ordini via whatsapp o messenger prima di andare a letto, non è troppo piacevole.

L’anno scorso un tuo collega è andato in Uzbekistan, quindi vorrei chiederti quanto è importante il digitale nelle relazioni con i clienti dall’altra parte del mondo?
Le comunicazioni sono state totalmente agevolate dal web, è innegabile. Il digitale rende la comunicazione molto più fluida e tutti più raggiungibili. Quei famosi 6 gradi di separazione per cui in 6 passaggi si potrebbe arrivare a contattare il presidente degli Stati Uniti o quasi si sono ridotti a un solo passaggio spesso. Tutte le intermediazioni, tutte le difficoltà della distanza saltano, si è immediatamente raggiungibili. Sicuramente il digitale ha avvicinato le distanze. Qualche settimana fa, solo per fare un esempio, ho ricevuto la visita di aziende kirghise i cui direttori erano in Europa per la fiera agricola di Berlino e che mi hanno trovata sulle piattaforme web appena pochi giorni prima dell’incontro. Nel settore della fragola della mia azienda, dove il mercato è 80% estero e 20% Italia, i contatti tramite il web sono vivacissimi, oltre che molto utili. Sono costantemente in contatto con aziende dell’altra parte del mondo, di cui non sapevo nulla fino a 5 minuti prima.
Riguardo all’esperimento che abbiamo fatto con pianteperorto.it, quindi una vendita diretta al consumatore finale spesso hobbista, come stanno andando le vendite?
Benissimo, pianteperorto.it per alcuni prodotti è un canale che funziona e che ci ha permesso di andare in sold-out nel giro di poche settimane. Quindi è sicuramente qualcosa di strategico e che dovremmo implementare a breve, perché ha un potenziale incredibile che noi stiamo sfruttando limitatamente, questo per nostre difficoltà interne, in quanto azienda strutturata per il business-to-business, ma ancora poco per comunicare con il “rapido” settore amatoriale.
Quali sono i valori che hanno ispirato il tuo lavoro come imprenditrice e come imprenditrice donna?
Sono approdata nel favoloso mondo dell’Agricoltura con grande riconoscenza, tramite la mia famiglia, che lavora nel settore del vivaismo da più di 40 anni. Sicuramente una grande propensione, disponibilità e amore per l’impresa in senso lato mi sono state trasmesse proprio dai miei genitori, da mio padre in primis. Poi, una volta arrivata in questo ambito, ho cercato modalità e un canale con i quali questa professione potesse sposarsi con la mia scala valoriale, anche perché se non si riesce a trovare questo match in un’azienda ci si rimane pochi anni, anche se si tratta di azienda di famiglia.
Valori che mi hanno sempre animata e sostenuta sono l’armonia e la giustizia sociale. Questo lo dico con grande fermezza e consapevolezza perché troppo spesso, oggigiorno, ci sono “imprenditori” che da soli fatturano 10-20 milioni di euro, ma “nutrono” giusto se stessi e un ristretto numero di collaboratori.
Gli imprenditori dovrebbero avere una missione sociale e secondo me un’impresa ha valore nel momento in cui nutre un territorio ed un vasto gruppo di persone, chiaramente questo in base alla dimensione e fatturato aziendale. E’ fondamentale che le imprese abbiano consapevolezza sociale e gestiscano con dignità i propri lavoratori.
Altro valore è la crescita personale, mi spiego: non riesco a pensare ad un’azienda e ad una professione in genere, come a qualcosa che oltre a darmi uno stipendio, al contempo non mi faccia crescere anche come persona. In un’azienda ci sto bene quando sento che tramite i suoi meccanismi e le sue modalità mi fa crescere anche a livello personale. Io in cambio, mi appassiono e faccio crescere lei, l’azienda, come fosse un’entità umana. È proprio un dare e un avere. Il terzo elemento è il dinamismo, cioè la capacità di comprendere velocemente i diversi mercati e le loro evoluzioni e rispondere di conseguenza, tempestivamente

Essere un’azienda internazionale come Geoplant è motivo di orgoglio, potresti darmi 3 consigli per poter ambire a questo obiettivo?
Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di muoversi con forte concretezza e pragmatismo.
Un altro aspetto fondamentale è l’innovazione, nel nostro caso è stata l’innovazione varietale, cioè il miglioramento genetico, il fatto di trovare nuove varietà che rispondessero alle esigenze dei mercati. L’innovazione è fondamentale in qualunque campo.
Come terzo elemento direi la capacità comunicativa, cioè sapere comunicare con le persone e essere aperti al mondo perché questo permette di incamerare relazioni, competenze e conoscenze, che poi si traducono in risultato.
E’ fondamentale non aver paura di viaggiare, non rimanere chiusi nella propria enclave, ma uscire dalla kasba.

Formazione e mondo del lavoro: cosa manca nel tuo settore per incentivare i giovani?
Essere un’azienda tradizionale spesso si traduce nell’essere un’azienda conservativa e chiusa, invece l’apertura aiuta a crescere, o perlomeno, a consolidare. Ecco, suggerirei a tante aziende del settore di essere più consapevoli della propria dimensione imprenditoriale e di sfruttare appieno le ampie possibilità del digitale!
Tirocini curricolari: come possono diventare un’opportunità di impiego?
Sì, certo ci avvaliamo dello strumento del tirocinio. Lo scorso anno ad esempio abbiamo avuto in azienda una bravissima tirocinante e siamo in contatto con l’istituto Agrario di Ravenna.
Non solo tirocini, ma anche borse di dottorato: per esempio da tre anni stiamo portando avanti una borsa di dottorato con un formidabile ragazzo proveniente dall’Università Politecnica delle Marche e dall’eccellente gruppo dei prof. Mezzetti e Capocasa; e collaborando ad un progetto europeo che si concluderà nell’ottobre 2023.

Quest’anno festeggiamo oltre 10 anni di collaborazione tra le nostre due realtà. Potresti darci un consiglio su come la nostra azienda può supportarti ulteriormente nella tua crescita.
Intanto facciamoci più colazioni assieme, bisogna trovarsi ogni tanto perché quando ci si vede si comunica e nascono nuove idee.
È dalla comunicazione e dallo scambio che nascono progetti, a volte anche quelli più stravaganti, che spesso poi diventano concreti. Da soli si combina poco, assieme si ha la forza di mettere a punto strategie vincenti.
Infine dobbiamo implementare e lavorare tanto su Instagram e su Linkedin, due piattaforme su cui ci sono ampi margini di manovra.
Network marketing e Affiliate marketing: due modelli di business
Che cos’è il Network marketing
Il network marketing è un modello di business, una strategia di marketing che prevede l’organizzazione di una rete di venditori indipendenti che promuovono e vendono prodotti o servizi direttamente ai consumatori. Questa strategia si basa sulla creazione di una rete di contatti attraverso la quale si diffonde il messaggio di vendita.
Questo modello di business è chiamato anche multilevel marketing, proprio per la struttura gerarchica su più livelli.
Il network marketing si differenzia dal marketing tradizionale in quanto non si avvale di canali di distribuzione tradizionali come, ad esempio, il “porta a porta”, ma si basa sulla costruzione di una rete di venditori indipendenti che operano sulla base di commissioni: i venditori indipendenti sono responsabili della promozione e della vendita dei prodotti o servizi dell’azienda e guadagnano una provvigione sulle vendite effettuate. In questo modo, l’azienda non ha bisogno di investire in costose campagne pubblicitarie, ma si avvale del passaparola tra i membri della rete. Tutto questo è stato reso possibile, ovviamente, dall’avvento di Internet che ha consentito di raggiungere un numero elevato di persone bypassando il contatto fisico.
Il network marketing è stato criticato per la sua somiglianza con i sistemi di vendita piramidali, che sono illegali in diversi paesi. Tuttavia, il network marketing è stato riconosciuto come legale in molti paesi a condizione che la maggior parte dei guadagni derivi dalle vendite dei prodotti o servizi dell’azienda e non dal reclutamento di nuovi membri della rete. In Italia, questa tipologia di business è regolamentata dalla Legge n. 173 del 2005 (art. 5).
Il network marketing può essere un’opportunità interessante per coloro che desiderano avviare un’attività imprenditoriale senza investire grandi capitali. Tuttavia, come in ogni attività imprenditoriale, il successo nel network marketing dipende dalla capacità di costruire una rete di venditori indipendenti e dalla competenza nella promozione e vendita dei prodotti o servizi dell’azienda.
Che differenza c’è tra Network marketing e Affiliate Marketing?
Il network marketing e l’affiliate marketing sono due strategie di marketing che hanno in comune il fatto di basarsi sulla promozione di prodotti o servizi di un’azienda da parte di venditori indipendenti. Tuttavia, ci sono alcune differenze tra le due strategie.
Da una parte, il network marketing si concentra sulla costruzione di una rete di contatti, grazie ai quali chi si trova al livello più alto della gerarchia guadagna sia sulle proprie vendite dirette, che su quelle concluse da altri collaboratori che si collocano su livelli inferiori.
Dall’altra parte, l’affiliate marketing prevede la promozione di prodotti o servizi di un’azienda attraverso un link di affiliazione: i venditori affiliati promuovono i prodotti o servizi dell’azienda sui propri canali di marketing, come il proprio sito web, il proprio blog o il proprio account sui social media, e guadagnano una commissione sulla vendita effettuata attraverso il proprio link di affiliazione.
Esempi di Network marketing
Esempi di network marketing includono aziende come Amway, Herbalife, Tupperware, Avon e Yves Rocher. Queste aziende vendono prodotti di bellezza e per la cura della pelle, prodotti per la salute e il benessere, per la casa e la cucina attraverso una rete di venditori indipendenti, i quali guadagnano una provvigione sulla vendita, con la possibilità di guadagnare anche attraverso il reclutamento di nuovi membri nella rete.
Esempi di Affiliate Marketing
Esempi di affiliate marketing, invece, includono programmi di affiliazione di grandi aziende come Amazon e E-Bay, ma anche e-commerce più piccoli come Ocean’s Apart e FGM04 e altri siti web che vendono prodotti o servizi.
Un esempio specifico di affiliate marketing potrebbe essere quello di blogger o influencer che scrivono recensioni di prodotti e servizi e inseriscono link di affiliazione all’interno dei propri contenuti. Se un visitatore clicca su uno di questi link (spesso sottoforma di codice sconto) e fa un acquisto, il blogger guadagna una commissione sulla vendita.
Vantaggi e svantaggi
Come qualsiasi altro modello di business, il Network Marketing non è esente da punti deboli, ma ha anche dei vantaggi. Vediamone qualcuno qui di seguito.
Svantaggi:
- Alta competizione: si tratta di un’attività indipendente molto popolare, il che significa che ci sono molte persone che cercano di avere successo nello stesso settore, aumentando la concorrenza.
- Richiede tempo, impegno ed energie per la costruzione della propria rete, la vendita di prodotti e la formazione dei propri membri.
- Dipendenza dall’azienda: essendo membri di un’azienda di network marketing, ci si affida alla sua stabilità finanziaria e alla sua leadership.
- Possibilità di truffe: come in qualsiasi altro settore, il network marketing può attirare anche truffatori e schemi fraudolenti, il che rende importante fare i giusti approfondimenti prima di entrare in un’azienda di network marketing.
Vantaggi
- Flessibilità: il network marketing offre la possibilità di lavorare in Smart Working (per saperne di più su questa tipologia di lavoro clicca qui), a tempo parziale o a tempo pieno, dando la possibilità di conciliare il lavoro con altri impegni.
- Bassi costi di avviamento: spesso richiede un investimento iniziale relativamente basso rispetto ad altre attività imprenditoriali.
- Potenziale di guadagno elevato: il guadagno non è collegato ad uno stipendio fisso e può aumentare in base alle commissioni sulle vendite personali e sulle vendite della propria rete.
- Supporto e formazione: molte aziende di network marketing offrono un supporto e una formazione costante ai propri membri, aiutandoli a sviluppare le competenze necessarie per avere successo.
Per concludere, il network marketing è un modello di business che offre la possibilità di lavorare in modo indipendente, guadagnare un reddito elevato e avere la flessibilità di conciliare il lavoro con altri impegni. Tuttavia, come in qualsiasi altro settore, ci sono sia vantaggi che svantaggi da considerare prima di intraprendere questa attività. È importante fare prima una ricerca dell’azienda giusta, dedicare tempo ed energie alla costruzione della propria rete e sviluppare le competenze necessarie per avere successo. In generale, se affrontato con impegno e dedizione, il network marketing può essere un’opportunità gratificante e redditizia per coloro che desiderano intraprendere un’attività indipendente.
Come realizzare un video social professionale con iPhone
Negli ultimi anni, i social media sono diventati uno strumento imprescindibile per promuovere la propria attività o il proprio brand, e il video è diventato uno dei formati preferiti dagli utenti.
Da filmmaker e videografo sentire parlare di produzione video con smartphone mi viene la pelle d’oca, ma ammetto che per produrre contenuti per i propri social network, con i dispositivi di oggi, è molto semplice poter ottenere risultati ottimali.
Prima di iniziare però, se non sai quale strumentazione ti serve per poter fare un video social, ti invito a leggerti la mia guida “5 strumenti per un video professionale fai da te“.
Modalità e App Video per fare video professionali con smartphone
Mi capita spesso che durante le consulenze le persone mi chiedano “Matteo, quanti video mi servono per fare un montaggio?” oppure “Matteo, ma è meglio verticale o orizzontale?”.
Ecco perché ho riassunto in pochi punti i concetti principali che rispondano a qualsiasi domanda:
- Moodboard e Pianificazione
Perché parliamo di pianificazione?
Questa fase non è ritenuta essenziale da molte persone ma credo, e testerai sulla tua pelle, che la stesura delle idee e pianificazione del lavoro ti aiuteranno ad essere più veloce e avere risultati migliori. Questa è una fase molto creativa in quanto si cercano idee, spunti e ispirazioni.
Ti faccio un esempio.
Immagina un negozio di abbigliamento. Ti servirà una/o o più modella/i, capire le location dello shooting, quali capi promuovere, quali dettagli dei capi mostrare.
L’obiettivo di questa fase è arrivare alla fase delle riprese in cui tutto è definito, i modelli sanno come muoversi e cosa fare, si definiscono i tempi e tutto filerà liscio.
Nella parte di pianificazione inoltre dovrai decidere la destinazione dei contenuti, il target di persone da mostrare in video, la durata, i testi e voiceover, ecc.
Questo ti sarà molto importante per capire dinamiche come filmare in verticale oppure in orizzontale, quali saranno i formati, quanti contenuti produrre.
- Ripresa
Come premessa per questo punto, ho scritto i “2 concetti fondamentali da tenere a mente quando si fa video” (link articolo). Ti invito a leggerla perché sono l’essenza di questa fase.
Nel caso tu stessi usando IPhone, ti avverto che se stai cercando un’interfaccia fotocamera in manuale, dovrai scaricarti un’App esterna. Purtroppo, IPhone a differenza dei dispositivi Android, non permette di modificare Shutter Speed, Iso o Diaframma. D’altra parte, la fotocamera dei dispositivi Apple è ottimizzata per catturare anche in automatico foto e video ottimali.
Ci sono alcuni accorgimenti che puoi utilizzare.
- Come puoi vedere in alto a destra, ci sono le impostazioni video. In base al tuo telefono puoi scegliere la qualità (HD o 4K) e il frame rate (25/30/60 nel mio caso). Per una buona resa io ti consiglio qualità HD o 4K con un frame rate max a 25.

- La fotocamera di IPhone ha diverse funzionalità, dal Timelapse allo Slo-Mo, al video normale. In caso di movimenti veloci è bene avvalersi di una modalità Slo-Mo per effetti creativi.

- Impara a regolare la luce prima di schiacciare REC! Quando dovrai girare e registrare video con IPhone o smartphone, cliccando sullo schermo sul tuo soggetto, comparirà un quadratino che metterà a fuoco il punto desiderato. Di fianco al quadratino noterai un sole. Tenendo premuto il sole e strisciando in alto noterai che la luminosità nel video aumenterà. Stessa cosa strisciando verso il basso la luminosità diminuirà.

- Nel caso tu abbia persone o elementi che passano davanti a te e non vuoi perdere la tua messa a fuoco, tieni premuto sullo schermo nel punto in cui vuoi mettere a fuoco. Noterai che il quadratino diventerà più grande e in alto comparirà una scritta “Blocco EA/AF“. In questo modo bloccherai la messa a fuoco e potrai muoverti senza perdere di vista il tuo soggetto.

Queste sono alcune tecniche veloci per una buona ripresa con l’iPhone, e sono sicuro che ti saranno molto comode in futuro.
- Editing
Ora che le tue clip sono pronte, si passa all’editing.
Puoi dormire sogni tranquilli, nulla è complicato e ad oggi esistono applicazioni che ti permettono di editare i tuoi video in semplicità e poco tempo.
Sul mercato ci sono tante applicazioni, ma quella più usata e che ti consiglio è CapCut, disponibile gratuitamente sull’App Store.
In CapCut potrai importare tutte le clip in timeline, scegliere la durata di ogni video e sincronizzarli con l’audio.
Mette a disposizione una serie di strumenti gratuiti come soundtrack, filtri per i tuoi video, inserimento di testi e loghi, registrazione della tua voce da inserire fuori campo, maschere ed effetti video.
Puoi impostare la tua sequenza nel formato che poi vorrai pubblicare:
- 16:9 à formato orizzontale,
- 9:16 à formato verticale per Instagram Reels e TikTok,
- 4:5 à formato verticale per post Instagram
- 1:1 à formato quadrato
Spero che queste informazioni ti siano state utili, per ogni domanda o feedback puoi contattarci o richiedere una consulenza.
Video Marketing: cos’è, come utilizzarlo e perché è importante
Nel 2022 è stato registrato che il 95% di tutti i contenuti digitali che passano da social, blog e riviste online è in formato video. Questa tipologia di video content fa parte di una strategia di marketing digitale per promuove un’azienda e i suoi prodotti e servizi.
Da filmmaker e creatore di video questo dato mi fa sorridere e mi dà gioia, ma ci sono ancora tante persone che non capiscono l’importanza di questo mezzo.
Video Marketing Strategy
Un concetto fondamentale che ripeto sempre è che il video è un mezzo: che tu abbia un’azienda, una passione da trasformare in lavoro, che tu sia anche un freelance e devi fare un video per promuoverti, devi sapere che ti serve una strategia, formata da diversi elementi, tra cui il video.
Ti faccio un esempio: immagina di completare una costruzione lego, ogni tassellino ha una sua funzione specifica nel complesso.
Stessa cosa funziona per una campagna di promozione, dall’idea, la scelta del prodotto/servizio, il funnel, il tone of voice, il copy e i contenuti: ogni elemento ha il suo valore e sono tutti essenziali per una strategia pubblicitaria.
Non importa che tu sia una realtà grande, media o piccola, gli step da seguire sono sempre gli stessi!
Parlando di video nello specifico, ho scritto diverse guide tra cui “Realizzare un video social professionale fai da te” con tutte le info necessarie per poter realizzare un contenuto video mantenendo gli standard professionali. Puoi trovarlo a questo link.
Perché fare un video? E quale tipologia scegliere?
Per tutti coloro che si trovano a dover realizzare dei contenuti, la prima domanda che ci si deve porre è “perché fare un video?”, “Che cosa voglio trasmettere?”.
Rispondendo a queste domande capirai anche la tipologia di video di cui hai bisogno (ne esistono varie), in base a ciò che vuoi comunicare, e a ciò che vuoi vendere:
- Video Istituzionale:
Un video istituzionale è un contenuto che racconta della tua azienda, la storia, la filosofia e i valori, il prodotto/servizio che vendi, i tuoi punti di forza e ciò che ti contraddistingue nel mercato.
Questo è definito il classico video e sarebbe da classificare come “necessario” per ogni realtà, per fare capire al pubblico chi sei e cosa fai.
Viene classificato come “Long Form Content” e viene condiviso solitamente online sui canali come il sito, YouTube o Facebook.
- Video Spot pubblicitario:
Il taglio spot pubblicitario è da sempre il più utilizzato, da qualsiasi azienda su qualsiasi supporto, dalla televisione ai social.
Appartiene sempre alla categoria dei contenuti informativi, ma con un taglio più emozionale, che racconti una storia, che coinvolga il pubblico e che permetta una vendita diretta stimolando sensazioni ed emozioni nelle persone.
Una tecnica molto usata è lo storytelling, che cattura l’attenzione e rafforza l’immagine del brand.
- Video Informativo – Tutorial:
Il 26 luglio 2008 ha aperto su YouTube un canale che tutti quanti noi conosciamo: Clio Make Up.
Clio è l’esempio perfetto di un canale con contenuti didattici (in questo caso anche a fine di intrattenimento), dove spiega il mondo make-up e lo rende accessibile a tutti.
Questa tipologia video è molto frequente, in qualsiasi settore, e permette di avvicinare molto il creator all’utente finale.
Solitamente questi video hanno anche un fine di promozione indiretta di un prodotto o servizio ed è uno dei migliori modi per fidelizzare un cliente o trovarne di nuovi.
- Video Intervista:
Questa tipologia di contenuto è diventata molto diffusa durante gli anni della pandemia da Covid-19.
Molti creator usavano questo taglio coinvolgendo altre persone e, stabilendo un argomento, sviluppandolo insieme. È alla base dei talk show che vediamo in tv, specialmente sul tema politico, ma che può essere declinato in ulteriori argomenti che possono risultare utili nel momento in cui si condividono esperienze, consigli e informazioni di valore con il pubblico.
- Video Presentazioni e Corsi Online:
Tutti coloro che si sono trovati ad acquistare corsi online si saranno imbattuti nel seguire una spiegazione con una presentazione animata.
Questo taglio è molto efficace soprattutto nei video corsi di lunga durata, dove l’interlocutore, per spiegare determinati concetti, ha bisogno di essere affiancato da testi, grafici, dati, video o immagini.
È un contenuto altamente informativo dedicato a clienti che già sono affezionati al tuo brand e che danno piena fiducia in ciò che comunichi.
Con questo elenco ti ho voluto condividere alcuni dei tagli più utilizzati in ambito video per comunicare con i tuoi clienti.
Per iniziare a capire cosa ti serve per produrre un video professionale fai da te, puoi guardare alla guida completa che ho realizzato.
5 strumenti per un video professionale fai da te
Il video è diventato uno dei mezzi di comunicazione più potenti nel mondo digitale.
Ci sono molte ragioni per cui si potrebbe voler produrre un video professionale fai da te: promuovere un prodotto o servizio, condividere un messaggio personale, creare contenuti educativi o semplicemente per divertimento.
Nel 2023 tutti o quasi tutti siamo in grado di fare un video (almeno con un telefono) quindi ti assicuro che con i giusti strumenti e un po’ di pratica arriverai a creare un video di alta qualità.
In questo articolo, ti elencherò 5 strumenti che possono aiutarti a produrre un video professionale fai da te.
Videocamera o Smartphone?
Da videomaker amante della qualità non posso che essere di parte, ma riconosco che il nostro telefonino sta diventando anno dopo anno un vero asso nella manica in molte situazioni.
Ma come dico a chiunque me lo chiede, dipende da cosa devi fare!
Molto spesso mi trovo a produrre video di alta qualità con camere cinematografiche in cui però i contenuti vengono condivisi sulle principali piattaforme social che, come di consueto, “ammazzano” la qualità.
Ecco che per certi contenuti, principalmente per i social, mi trovo a filmare e editare i miei video con il cellulare.
In questo argomento, ci sarà sempre faida tra chi usa IPhone e chi usa i dispositivi Android.
Parlando di video, ho sempre preferito IPhone per il costante miglioramento della parte foto e video, dalla stabilizzazione alla qualità, che permette già di base in modalità automatica di filmare discretamente.
Un altro punto a favore per IPhone è l’ottimizzazione per social come Instagram e Tiktok, differenza è importante per chi ci lavora.
A aprile 2023, i dispositivi che ti consiglio per produrre buoni contenuti sono:
- Iphone 14 (gia dall’Iphone 13 la fotocamera era sensibilmente migliorata rispetto ai precedenti)
- Samsung Galaxy S23 Ultra
- Google Pixel 7 Pro
- Xiami 12T Pro
- Huawei P50 Pro
Fare video con il telefono è sicuramente veloce e pratico, ma se stai cercando qualche fotocamera per sia scattare foto sia girare video, il discorso diventa più allettante.
Come ben saprai, siamo nell’era mirrorless, che semplicemente si tratta di camere digitali senza l’otturatore meccanico, ma con un otturatore digitale che permette di avere un corpo macchina più leggero e meno ingombrante.
Al corpo macchina dovrai aggiungere una lente, o obiettivo, che a seconda dell’uso dovrai cambiare. Esistono lenti chiamate “tutto fare” perché ti consentono di avere sia un grandangolo che uno zoom nella stessa lente.
Ecco qualche corpo macchina entry level con una buona differenza qualità/prezzo:
- Sony Alpha 6400
- Nikon Z6 II
- Panasonic Lumix GH5s
- Fujifilm X-T4
Disclaimer
A questa lista non ho aggiunto GoPro, in quanto non credo sia un dispositivo che garantisca una buona qualità e che, a parte l’ambito sportivo, non sia da tenere in considerazione per riprese semiprofessionali.
Ho comunque testato e usato molte volte l’ultima GoPro Hero10 e credo sia veramente eccezionale, ma non per produzione contenuti aziendali.
Una volta scelta la videocamera o il telefono con cui filmerai, è ora di scoprire altri strumenti che ti permetteranno di eseguire una ripresa stabile e cinematografica.
Ho parlato di inquadrature e movimenti di camera nel mio articolo, ti consiglio di dare un occhiata perché sono concetti fondamentali da tenere a mente per quando sarai in fase di ripresa.
Come ben sai il mondo tecnologico galoppa, ogni giorno escono aggiornamenti e innovazioni specialmente nel campo video. Ad oggi gli strumenti più utilizzati sono:
Treppiede
Il treppiede viene utilizzato soprattutto per interviste, videocorsi e webinar, oltre a vlog, timelapse e hyperlapse. È fondamentale per avere una ripresa statica a cui non serve movimento, quindi per long form content e video informativi. Sul mercato ne esistono svariati, molto pratici sono quelli corti con attacco smartphone che puoi utilizzare anche sulla tua scrivania.
Ti lascio alcuni link Amazon:
- Joby Kit Gorilla Pod 3K
- Smallrig Treppiede per fotocamera
- Treppiedi Manfrotto: ce ne sono di ogni tipo e di ogni prezzo, lascio il link di un mio vecchio acquisto ma sono tutti di altissima qualità.
Gimbal
Il gimbal, o più comunemente chiamato stabilizzatore, viene utilizzato per riprese fluide, lente e cinematografiche. Esistono sia gimbal per telefono, che sono più leggeri e meno complicati da calibrare, e i gimbal per le camere, che sono da scegliere in base al peso totale della vostra videocamera (corpo macchina + obiettivo + accessori).
Ma quindi perché dovrei comprare un gimbal?
Molte volte ci si appresta a riprendere senza nessuna accortezza, magari in movimento, e le riprese verranno mosse, fuori asse e con movimenti di camera. Con uno stabilizzatore otterrai una clip fluida e zero perdite di tempo in post produzione per dovere aggiustare le imperfezioni.
Per un gimbal dedicato al telefono ti consiglio:
Per un uso con videocamera ci sono diversi marchi, i migliori sono Dji e Zhiyun:
Fari e Luci
La luce sta alla base della fotografia.
Come dice Marshall McLuhan – “Fotografia, foto – grafia, significa scrivere con la luce”.
Ecco perché quando ci apprestiamo a filmare è importante scegliere orari e tempistiche – in caso si debba lavorare in esterna – o in caso di riprese interne, scegliere luci e faretti che migliorino il nostro set.
Dipende sempre da ciò che devi produrre, ma è bene differenziare diversi tipi di luce.
Ad oggi quelli più utilizzati sono:
Softbox:
le Softbox sono dei kit luci audio e video che permettono di avere una luce morbida e diffusa sul nostro soggetto.
Questo grazie a pannelli diffusori di varie forme, da rettangolari o circolari piu comunemente chiamati “ombrelli”, dove si posizione una lampada al suo interno.
Il risultato che si otterrà sarà una luce uniforme, per illuminare tutto il set. Questo diminuirà l’effetto ombre molto marcate che però potrete ottenere da ulteriori faretti puntati in altre direzioni.
Un kit softbox che consiglio a tutti coloro che muovono i primi passi è il kit Neewer, della serie poca spesa tanta resa!
Pannelli led:
I pannelli led sono una rivoluzione nel campo luci e vengono spesso preferiti alle softbox per vari motivi.
Sono più piccoli e meno ingombranti, facili da trasportare ma soprattutto con un’ottima resa.
Un altro buon motivo per investire sui led è che funzionano anche a batteria, quindi in caso tu ti trovi in un luogo senza corrente o lontano da una presa, puoi tranquillamente lavorare per ore, avendo anche una buona efficienza.
In generale sono luci dimmerabili, puoi sia cambiare l’intensità che cambiare la temperatura e in caso di RGB persino il colore. In caso di luci total white si possono applicare gelatine colorate per poter dare l’effetto creativo desiderato.
Esistono diversi tipi di pannelli led, dal più piccolo trasportabile in tasca, ai pannelli allungati a forma di spada laser oppure i classici rettangolari, molto usati in still life o moda.
Ti lascio qui i link di pannelli che uso spesso e per me essenziali:
Ringlight:
Come dice la parola ring (cerchio), la ringlight è un pannello led a forma circolare.
Usatissima nel mondo vlogging, da youtubers, tiktokers e da tutti coloro che parlano davanti a una telecamera.
L’effetto ringlight è molto particolare, è una luce dolce, diffusa e morbida sulla pelle, ma che fa risaltare il viso, specialmente gli occhi del creator grazie alla forma circolare, effetto chiamato “Angel Eyes”.
Considerata una delle migliori luci per tutti coloro che non hanno particolari abilità nel mondo video, è pratica e veloce da settare, solitamente con opzioni di dimmer temperatura e intensità della luce.
Come potrai immaginare ci sono diverse grandezze, ottimizzata per chi crea con smartphone, e di grandi dimensioni per chi ha un vero e proprio set.
Cellularline Ring Light Master
Luce ad anello LED 43,5 cm Ring Light
Microfoni e Audio
Quando si parla di audio è un argomento che molte volte si dà per scontato; è un elemento importante ma sottovalutato e sempre messo in disparte da molte persone.
Quando parliamo di video in genere parliamo di audiovisivo, quindi come immaginerai tutta la parte del sonoro, parlato, soundtrack ed effetti audio, hanno stessa importanza del video.
Come si investe per una fotocamera o altri accessori, è fondamentale considerare la parte audio per completare la vostra produzione.
Esistono molteplici tipologie di microfoni, in base all’utilizzo e a ciò che devi “portare a casa”, e si dividono in due categorie:
- I Microfoni Dinamici: sono un tipo di microfono resistente e versatile che utilizza un campo magnetico per generare un segnale elettrico a partire dalle onde sonore, utilizzati principalmente per la registrazione di strumenti musicali ad alto volume e per l’utilizzo in situazioni dal vivo. Molto robusti e resistenti ad agenti come umidità. Non necessitano di alimentazione esterna , sono più economici di un microfono a condensatore.
- I Microfoni a Condensatore: sono un tipo di microfono che utilizza una capsula a condensatore per convertire le onde sonore in segnali elettrici. Sono noti per la loro elevata sensibilità e risposta di frequenza accurata, e sono spesso utilizzati per la registrazione di voci e strumenti acustici, ma richiedono una fonte di alimentazione esterna per funzionare. Possono essere utilizzati per registrare l’audio di interviste, narrazioni, commenti, effetti sonori, ecc. Grazie alla loro elevata sensibilità e alla risposta di frequenza accurata, i microfoni a condensatore sono spesso preferiti rispetto ad altri tipi di microfono per la registrazione di audio di alta qualità in produzioni video professionali come film, documentari, spot pubblicitari, e video aziendali.
Ma andando nella pratica, ecco alcuni tipi di microfoni che potrebbero fare a caso tuo:
Lavalier:
Il lavalier è un piccolo microfono, versatile e comodo da indossare e nascondere, generalmente usato per effettuare interviste.
Esiste sia cablato che wireless e grazie alla possibilità di posizionarlo vicino alla fonte audio, permette di registrare un audio pulito senza disturbi esterni.
Avendo dimensioni ridotte non si può comparare a livello di qualità a microfoni shotgun, molto spesso vengono utilizzati insieme per un audio completo.
Io uso i Rode Wireless
Shotgun:
I microfoni Shotgun o chiamato anche microfono direzionale, consentono di registrare il suono proveniente da una fonte specifica, come una persona che parla o un’azione che si svolge in una determinata posizione.
Vengono montati sia su camera che su lunghe aste (boom), e richiedono una particolare attenzione in quanto molto sensibili agli urti anche se in maniera minima.
Un microfono in particolare che ti consiglio è il Rode NTG4
Studio Recording:
I microfoni da studio stanno diventando molto diffusi ultimamente con l’avvento di podcast e la produzione contenuti.
Progettati per registrare suoni ad alta fedeltà, oltre alla voce, vengono molto utilizzati per la produzione di effetti audio, suoni e rumori d’ambiente.
Sul mercato ce ne sono tanti di ottima fattura, quello che ti consiglio per qualità prezzo è lo Shure SM7B
Gelato:
Sono i microfoni più visti e conosciuti, utilizzati in televisione durante le interviste, oltre che nei concerti ed eventi live dai cantanti e presentatori.
Questo tipo di microfono è spesso associato a una realtà televisiva, più che pubblicitaria, in quanto molto spesso si tende a nascondere il microfono per una ripresa pulita e naturale.
Per farti un esempio, un ottimo microfono gelato per interviste è il Sennheiser MD 46
Ora hai tutto l’occorrente per poter realizzare un vero e proprio video, ti ricordo che fare video è un’arte e l’arte non segue regole.
Studia, testa e fai tanta pratica, questo è l’unico modo per migliorare.
E se ti va di condividermi il tuo progetto, per un feedback o consigli, scrivimi pure a info@matteosaragoni.com
Le basi della cinematografia: inquadrature e movimenti di camera
Come in tutte le cose, anche alla base di cinematografia e videografia, esistono regole fondamentali da considerare e che successivamente diverranno automatiche quando ti troverai sul set.
In questo articolo parlerò di due concetti fondamentali, da tenere a mente in qualsiasi produzione in cui ti troverai.
Inquadratura e Campi
Come in fotografia, l’inquadratura è un elemento chiave della composizione visiva in un video e può influire sulla narrazione, sull’atmosfera e sull’emozione che il video trasmette allo spettatore.
Come dicevo all’inizio, l’inquadratura è fondamentale perché è ciò che si vuole mostrare, ciò che si vuole trasmettere a chi guarderà il video.
L’inquadratura può variare in base alla distanza dell’oggetto ripreso dalla telecamera e alla sua posizione all’interno del fotogramma. Ad esempio, un’inquadratura ravvicinata può concentrarsi sui dettagli del volto di un attore o di un oggetto, mentre un’inquadratura a figura intera può mostrare l’intero corpo di una persona o l’intera scena.
Prima di andare nel dettaglio, è bene capire come si articola una ripresa cinematografica.
La differenza tra piano e campo
- ll campo di ripresa si riferisce all’area fisica di vista che la telecamera può catturare. In altre parole, il campo è la porzione di spazio inquadrato. Nel campo viene dato rilievo all’ambiente in cui si svolge l’azione.
- Il piano di ripresa è invece quando viene dato rilievo a un soggetto, e si definisce con la porzione specifica dell’inquadratura che mostra la persona a una certa distanza dalla telecamera.
In sintesi, la differenza tra campo e piano è che il primo indica l’area ripresa dalla telecamera, mentre il secondo indica la distanza tra la telecamera e il soggetto ripreso.
Non esistono vere e proprie linee di demarcazione, per questo i due elementi sono strettamente correlati tra loro e si vanno a differenziare in ulteriori punti.
Nel caso dei campi in:
- Campo Lunghissimo: spesso usato per introdurre un’ambientazione, lo spazio inquadrato dalla telecamera è molto vasto. Con questo tipo di ripresa si vuole illustrare l’area, dare una visione complessiva di dove si trova il protagonista o il soggetto.
- Campo Lungo: molto simile al campo lunghissimo ma l’area è minore e inizia ad essere facile intuire i soggetti nell’inquadratura.
- Campo Totale: come dice il nome è un’inquadratura dove si mostra la totalità dell’ambiente, sia interno che esterno.
- Campo Medio: ci permette di identificare un luogo preciso ma allo stesso tempo anche uno o più personaggi.
Man mano che ci si avvicina al soggetto, l’inquadratura prende nome di piano e si distinguono in:
- Piano Americano: taglia i personaggi all’altezza delle ginocchia permettendo di includere anche due personaggi nella stessa inquadratura ma al contempo rimanendo abbastanza vicini ad essi.
- Mezza Figura: solitamente usata quando si vuole far interagire due personaggi in stretta vicinanza e sottolineare la relazione che si sta instaurando tra loro. Comprende la parte superiore del soggetto a partire dalla vita (mezzo busto).
- Primo Piano: riprende il volto del soggetto fino alle spalle a media distanza dalla telecamera. Questa inquadratura è utilizzata per mostrare il soggetto in un’ambientazione specifica e per enfatizzare la relazione tra il soggetto e l’ambiente circostante mostrando la psicologia del personaggio.
- Primissimo Piano: il primissimo piano include solo il volto del personaggio e serve per aumentare l’empatia tra spettatore e protagonista.
- Dettaglio: con il dettaglio viene evidenziato un elemento o se ne esalta il gesto, il valore simbolico o il cambio di espressione, in caso si tratti di un soggetto.
Ora che abbiamo parlato di inquadratura, passiamo al secondo argomento.
I movimenti di camera
Se non hai ancora letto la mia guida sugli strumenti necessari per fare video clicca qui, è importante che per corretti movimenti di camera si utilizzino i giusti strumenti, ovviamente sempre a seconda di ciò che dobbiamo fare.
Tornando a noi, con i movimenti di camera si intende lo spazio di azione della camera.
Perché sono così importanti? Ogni movimento genera un’emozione nello spettatore, per creare suspance, seguire un’azione o per enfatizzare l’emozione del momento.
Che tu stia girando un film, una pubblicità o un video con gli amici, è importante seguire alcune dritte per una scena ottimale.
Ecco qui un elenco di movimenti che sia con la tua camera che con il tuo telefono puoi già provare ad eseguire:
- Pan (Panoramica): è un movimento orizzontale dove la camera ruota sul proprio asse.
- Tilt: con tilt si intende il movimento verticale della camera, può partire dall’alto verso il basso e viceversa.
- Mezza luna o circolare: usato specialmente con un gimbal o steady cam, l’operatore si muovere in cerchio o semicerchio rispetto al soggetto.
- Carrellata indietro o avanti: la carrellata prende nome dal carrello, una base su rotaia che permetteva all’operatore di muoversi insieme alla camera. Oggi vengono utilizzati gimbal e slider a seconda del contesto e si intende un movimento in avanti o indietro rispetto al soggetto. La carrellata può essere anche laterale, con una ripresa larga che inquadra sia il soggetto sia l’ambiente che lo circonda.
- Mix: questo è un punto che ho aggiunto io, poiché tutti i movimenti mostrati qui sopra possono essere realizzati insieme (con logica). Molte a volte infatti ci si ritrova a partire con una carrellata indietro per poi effettuare una mezza luna sul soggetto. Oppure una mezza luna con un tilt partendo dal basso in direzione verso l’alto.
Ora sembra complicato ma una volta che avrai imparato a capire, a seconda del contesto, quale tipo di inquadratura scegliere e che tipo di movimento fare, ti verrà istintivo e potrai già in fase di pre-produzione pensare come eseguire ogni tipologia di scena.
Digital Divide vs Digital Inequality: nuove forme di discriminazione sociale?
Per comprendere meglio il motivo per cui il tema delle diseguaglianze mediali sia sempre attuale, ci colleghiamo all’articolo di Laura in cui è stata trattata la Teoria del Knowledge Gap per spiegare i necessari passi avanti fatti con gli studi successivi a questa teoria.
La Teoria del Knowledge Gap riconduce il divario di conoscenze alle condizioni socioeconomiche, ossia tra chi può permettersi l’informazione e chi no, mentre le teorie successive analizzano anche altri elementi, emersi con l’avvento di internet e la diffusione delle tecnologie.
A partire dagli anni ’90 si è sviluppato un dibattito proprio sul tema delle diseguaglianze rispetto alla diffusione delle informazioni: si tratta della teoria sul Digital Divide, la quale stabilisce che ci sono aree geografiche del mondo dove le reti informatiche sono riuscite a svilupparsi, e realtà che rimangono oltre il divario digitale, in quanto non riescono ad accedere all’autostrada dell’informazione.
La rete informatica non raggiunge in modo equivalente tutti i territori nazionali e mondiali, e alle problematiche di copertura si associano una scarsa capacità di tradursi in servizi effettivi e i costi di accesso per gli utenti, monetari e culturali.
Dall’inizio dell’avvento di Internet, la sua diffusione non è avvenuta in egual misura in tutti i territori, dando luogo al gap tra “information rich” e “information poor”, ossia tra i pochi che avevano la possibilità di connessione e i tanti che, invece, ne rimanevano esclusi e quindi sconnessi.
Se gli studi sul Digital Divide si sono concentrati solo sulla possibilità di accesso ad Internet, le successive riflessioni sulla Digital Inequality, invece, si sono concentrate sulle differenze d’uso delle tecnologie digitali e l’accesso all’informazione mediale, anche in base alle motivazioni degli utenti.
Dagli studi sulla Digital Inequality è emerso che le dimensioni attraverso cui analizzare le diseguaglianze prodotte dal mondo digitale sono tre:
- Accesso. Qualità e autonomia della connessione sono caratterizzate dalle regole d’uso dei diversi contesti: sono intuibili le differenze tra la connessione sul luogo di lavoro e quella che, ad esempio, avviene nell’ambiente domestico e familiare.
- Competenze: la qualità di accesso alla rete permette di migliorare le proprie competenze digitali, arrivando alla soddisfazione e gratificazione dell’utente. Le competenze che si sviluppano, operative, informazionali e strategiche, permettono inoltre di utilizzare in modo corretto la rete.
- Uso. Le diverse possibilità d’uso racchiudono tutte le motivazioni e i diversi modi con cui entriamo nel mondo connesso: non solo informazione, ma anche comunicazione, intrattenimento, shopping, educazione, lavoro, affari e finanza.
Nell’attuale scenario mondiale
Se da una parte, alcune realtà stanno ancora “combattendo” contro forme di Digital Divide, dall’altra, in contesti socioeconomici “elitari” si sono sviluppate vere e proprie forme sociali in cui si assiste addirittura al fenomeno di Convergenza Mediale: queste ultime sono quelle realtà che, secondo la Teoria del Knowledge Gap, appartengono a status socioculturali elevati.
Per dirla alla Henry Jenkins, il quale ha coniato l’espressione di “Cultura convergente”, con convergenza mediale si intende proprio l’incontro convergente di consumatori e produttori, tra vecchi e nuovi media e linguaggi, che hanno portato alla nascita dei nuovi e moderni prodotti culturali.
Per semplificare, possiamo dire che si tratta di un comportamento, ossia quello del cittadino digitale e della sua attitudine al volere (e soprattutto potere) accedere a tutti i contenuti e servizi multimediali di interesse, in qualsiasi contesto e con qualsiasi strumento a disposizione. Sono gli individui stessi che intercettano i contenuti di interesse secondo le proprie esigenze e possibilità di fruizione, cambiando radicalmente la propria dieta mediatica.
Ogni individuo, inoltre, ha accesso ai contenuti attraverso diverse piattaforme e fonti di informazione, può gestire e personalizzare i propri contenuti le proprie modalità di fruizione, il tutto attivando anche un sistema di relazioni tramite le community e i social network.
Siamo sempre e costantemente connessi, ovunque ci troviamo: è facilmente intuibile, dunque, che siamo nell’era di una modalità di fruizione fluida e un’integrazione costante della comunicazione offline con quella online, che avviene sempre e ovunque, everytime and everywere.
In tutto questo processo è stato fondamentale il ruolo della tecnologia, la quale:
- Ha permesso una fusione dei media, come le Smart Tv che permettono di fruire sia dei classici canali tv, sia film e serie Tv tramite collegamento Internet;
- Ha reso possibile concentrare tutto in unico dispositivo, basta pensare all’utilizzo che si fa oggi dello smartphone.
Per concludere, il Digital Divide rappresenta quel divario, già riscontrato con la Teoria del Knowledge Gap, tra chi ha la possibilità di accesso a internet e ai mezzi tecnologici e chi, invece, è escluso da questi vantaggi offerti dalla società digitale.
In merito all’importanza di ridurre il divario si è espresso anche il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite, approvando una risoluzione che considera “Internet alla stregua di un diritto fondamentale dell’uomo”, chiedendo a tutti gli Stati di promuove un’accelerazione e facilitazione del progresso di accesso alla rete.
Fino a che questo non sarà reso possibile, per le più svariate ragioni, questa diseguaglianza sociale resterà collegata all’assenza di accessibilità alle nuove tecnologie si assisterà ad un’esclusione digitale senza possibilità di accesso all’informazione, oltre che alle tecnologie.
Disintermediazione: una reale opportunità?
La disintermediazione è la strategia attraverso cui un’azienda o un’organizzazione comunica al proprio pubblico di riferimento, scavalcando le tradizionali logiche comunicative: si tratta di una comunicazione orizzontale e diretta che bypassa la mediazione comunicativa, rivolgendosi direttamente ai propri pubblici.
In realtà, non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo, basti pensare al commercio tradizionale dove i produttori vendevano i beni da loro prodotti direttamente ai propri clienti. La disintermediazione attuale ha acquisito connotazioni digitali, portando con sé tutti i vantaggi e gli svantaggi ad essa connessi.
Le 3 principali caratteristiche della disintermediazione sono:
- Autorappresentazione (Castell parla di mass self communication come l’abilità di ciascuno di autorappresentarsi);
- Indipendenza dall’intermediario che perde sempre più potere;
- Prossimità interattiva, ossia la possibilità di dare una risposta immediata grazie ai new media e ai social media.
Osserviamo il fenomeno della disintermediazione attraverso alcuni esempi.
I new media, come i quotidiani online e i blog, sono canali che hanno una forza comunicativa straordinaria. Il giornalista, ad esempio, che precedentemente aveva una funzione di filtro nelle testate giornalistiche, ha dovuto reinventarsi in modo da comunicare direttamente con la propria audience, attraverso i propri account social.
Questa modalità di approccio è oggi consentita proprio dai social network, i quali permettono una veicolazione in tempi rapidissimi, una pervasività e diffusione unici e la possibilità di azioni mirate verso i destinatari, disintermediando, appunto, la propria comunicazione. Questo non significa arrivare a tutti e indistintamente, perché questo processo comunicativo necessita di pianificazione verticalizzata in modo da consentire di individuare esattamente il target a cui si intende rivolgersi.
Anche nella comunicazione politica l’avvento dei new media ha rivoluzionato le tradizionali dinamiche comunicative. Grazie alla velocità di diffusione tipica dei nuovi media digitali, qualsiasi esponente o personaggio politico, anche (e soprattutto) durante le campagne elettorali, può rivolgersi direttamente ai cittadini, personalizzando il proprio messaggio.
A titolo esemplificativo, si pensi alle dinamiche funzionali di Twitter, dove i personaggi politici gestiscono direttamente la propria comunicazione politica instaurando una relazione orizzontale con i propri sostenitori e non, i quali hanno la possibilità di dimostrare il proprio appoggio o di commentare secondo i propri ideali.
Un’impresa può trarre profitto dalla disintermediazione? Sicuramente sì, ma ad alcune condizioni. Creare una relazione diretta con i propri clienti crea valore per l’azienda stessa, grazie alla possibilità di instaurare un’interazione orizzontale e senza filtri.
Le attività dovrebbero comunicare emozioni e valori in cui tutti i loro utenti si possano identificare, comunicando tramite una personalizzazione ed umanizzazione del brand, tramite i contenuti che vengono veicolati attraverso canali diversi e in tempi diversi. Viene in supporto alle aziende, in tal senso, il marketing emozionale che consiste nel fare leva su peculiarità emotive degli utenti consentendogli di vivere esperienze indimenticabili, oltre che a comprendere meglio i loro bisogni.
Un altro esempio di applicazione di disintermediazione nella comunicazione marketing è la liveness, ossia la trasmissione di un messaggio in tempo reale attraverso lo streaming. Tramite questa tecnica si stimolano gli utenti, ottenendo una partecipazione collettiva alla comunicazione dell’opinion leader.
Per comprendere meglio questo concetto, potrebbe essere interessante osservare il Live Streaming Commerce, un fenomeno nato in Cina e da poco approdato anche in occidente: si tratta di una rivisitazione delle televendite, che avviene online in diretta streaming tramite i canali social, in cui le aziende, talvolta avvalendosi della collaborazione di influencer, propongono i propri prodotti o servizi consentendo acquisti diretti.
Per concludere, esaminiamo uno degli esempi di disintermediazione più importanti degli ultimi vent’anni: il fenomeno del settore del turismo. La disintermediazione ha completamente trasformato il mercato turistico e le sue logiche, incentivando la creazione di legami diretti del cliente con le varie strutture ricettive, i tour operator e le compagnie aeree, svantaggiando ai fatti il comparto delle agenzie di viaggio che, dalla fine degli anni ’70, gestivano la quasi totalità del mercato.
Apparentemente, l’avvento di questo fenomeno ha concettualmente disancorato questo equilibrio, portando i mediatori turistici ad una difficile presa di posizione: scegliere come non essere travolti da questo cambiamento radicale.
Quali possono essere, allora, le soluzioni alla disintermediazione? Ecco di seguito alcune idee:
- creare valore per i propri attuali e potenziali clienti;
- ridurre la distanza comunicativa;
- proporre offerte ed esperienze personalizzate e targettizzate;
- porre gli utenti al centro dell’attenzione.
Tutto questo consente di ottenere un reale vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti quando un’azienda riesce a soddisfare i desideri dei propri clienti, creare fiducia, essere interessante ed originale, trasmettere entusiasmo con le proprie proposte e a comunicare in modo efficace.
La teoria del Knowledge Gap
La teoria del Knowledge Gap
Il divario di conoscenza e competenze di cui si parla troppo poco
Quello conosciuto come knowledge gap è il divario che esiste tra individui e gruppi sociali diversi rispetto alla capacità che hanno di trovare, elaborare, creare e condividere informazioni di diverso tipo.
Non si può ignorare il fatto che le tecnologie digitali hanno un ruolo fondamentale nel rendere disponibili e accessibili a tutti una grande quantità di informazioni e di dati. In altre parole, tecnologie e ambienti digitali sono da considerare una sorta di infrastruttura della conoscenza.
La teoria del knowledge gap, analizza il rapporto fra la crescita di diffusione delle informazioni nella società e il relativo livello conoscitivo delle persone.
Le cause che possono portare a differenze anche sostanziali nell’accesso alle conoscenze sono per lo più di carattere socio-demografico e cioè legate a età, gruppo sociale di appartenenza, reddito ed etnia.
La variabile dell’istruzione è di primaria importanza ma vi sono anche altri fattori rilevanti:
- le capacità comunicative
- la mole di informazioni già possedute
- i contatti sociali
- la memorizzazione dell’informazione
- il tipo di media che diffonde l’informazione
La conoscenza è inoltre distribuita fra classi sociali in modo differente: caratteristiche personali, posizione sociale e struttura sociale sono fattori che influenzano in modo decisivo l’approccio ai media digitali, alle informazioni e alla loro elaborazione.
Il knowledge gap (chiamato anche divario di conoscenza) è ampliato dal Digital Divide, lo scarto tecnologico e di conoscenze digitali che esiste tra i diversi luoghi e classi sociali e che influenza la possibilità delle persone di avere accesso a internet e quindi a maggiori conoscenze e informazioni.
Cosa possiamo fare dunque?
Sicuramente renderci conto di queste differenze è il primo passo per superarle. Teniamoci informati e aggiornati, spesso chi subisce il knowledge gap non se ne rende conto. La strada per uscire da questo divario è ampliare il proprio perimetro conoscitivo con la curiosità e il costante e metodico aggiornamento. Come ogni divario la via per superarlo c’è ed è percorribile da tutti, perché le fonti dove trovare nuove conoscenze sono disponibili, e dove, se non in rete?