Loading

Per comprendere meglio il motivo per cui il tema delle diseguaglianze mediali sia sempre attuale, ci colleghiamo all’articolo di Laura in cui è stata trattata la Teoria del Knowledge Gap per spiegare i necessari passi avanti fatti con gli studi successivi a questa teoria.

La Teoria del Knowledge Gap riconduce il divario di conoscenze alle condizioni socioeconomiche, ossia tra chi può permettersi l’informazione e chi no, mentre le teorie successive analizzano anche altri elementi, emersi con l’avvento di internet e la diffusione delle tecnologie.

A partire dagli anni ’90 si è sviluppato un dibattito proprio sul tema delle diseguaglianze rispetto alla diffusione delle informazioni: si tratta della teoria sul Digital Divide, la quale stabilisce che ci sono aree geografiche del mondo dove le reti informatiche sono riuscite a svilupparsi, e realtà che rimangono oltre il divario digitale, in quanto non riescono ad accedere all’autostrada dell’informazione.

La rete informatica non raggiunge in modo equivalente tutti i territori nazionali e mondiali, e alle problematiche di copertura si associano una scarsa capacità di tradursi in servizi effettivi e i costi di accesso per gli utenti, monetari e culturali.

Dall’inizio dell’avvento di Internet, la sua diffusione non è avvenuta in egual misura in tutti i territori, dando luogo al gap tra “information rich” e “information poor”, ossia tra i pochi che avevano la possibilità di connessione e i tanti che, invece, ne rimanevano esclusi e quindi sconnessi.

Se gli studi sul Digital Divide si sono concentrati solo sulla possibilità di accesso ad Internet, le successive riflessioni sulla Digital Inequality, invece, si sono concentrate sulle differenze d’uso delle tecnologie digitali e l’accesso all’informazione mediale, anche in base alle motivazioni degli utenti.

Dagli studi sulla Digital Inequality è emerso che le dimensioni attraverso cui analizzare le diseguaglianze prodotte dal mondo digitale sono tre:

  • Accesso. Qualità e autonomia della connessione sono caratterizzate dalle regole d’uso dei diversi contesti: sono intuibili le differenze tra la connessione sul luogo di lavoro e quella che, ad esempio, avviene nell’ambiente domestico e familiare.
  • Competenze: la qualità di accesso alla rete permette di migliorare le proprie competenze digitali, arrivando alla soddisfazione e gratificazione dell’utente. Le competenze che si sviluppano, operative, informazionali e strategiche, permettono inoltre di utilizzare in modo corretto la rete.
  • Uso: Le diverse possibilità d’uso racchiudono tutte le motivazioni e i diversi modi con cui entriamo nel mondo connesso: non solo informazione, ma anche comunicazione, intrattenimento, shopping, educazione, lavoro, affari e finanza.

Nell’attuale scenario mondiale

Se da una parte, alcune realtà stanno ancora “combattendo” contro forme di Digital Divide, dall’altra, in contesti socioeconomici “elitari” si sono sviluppate vere e proprie forme sociali in cui si assiste addirittura al fenomeno di Convergenza Mediale: queste ultime sono quelle realtà che, secondo la Teoria del Knowledge Gap, appartengono a status socioculturali elevati.

Per dirla alla Henry Jenkins, il quale ha coniato l’espressione di “Cultura convergente”, con convergenza mediale si intende proprio l’incontro convergente di consumatori e produttori, tra vecchi e nuovi media e linguaggi, che hanno portato alla nascita dei nuovi e moderni prodotti culturali.

Per semplificare, possiamo dire che si tratta di un comportamento, ossia quello del cittadino digitale e della sua attitudine al volere (e soprattutto potere) accedere a tutti i contenuti e servizi multimediali di interesse, in qualsiasi contesto e con qualsiasi strumento a disposizione. Sono gli individui stessi che intercettano i contenuti di interesse secondo le proprie esigenze e possibilità di fruizione, cambiando radicalmente la propria dieta mediatica.

Ogni individuo, inoltre, ha accesso ai contenuti attraverso diverse piattaforme e fonti di informazione, può gestire e personalizzare i propri contenuti le proprie modalità di fruizione, il tutto attivando anche un sistema di relazioni tramite le community e i social network.

Siamo sempre e costantemente connessi, ovunque ci troviamo: è facilmente intuibile, dunque, che siamo nell’era di una modalità di fruizione fluida e un’integrazione costante della comunicazione offline con quella online, che avviene sempre e ovunque, everytime and everywere.

In tutto questo processo è stato fondamentale il ruolo della tecnologia, la quale:

  • Ha permesso una fusione dei media, come le Smart Tv che permettono di fruire sia dei classici canali tv, sia film e serie Tv tramite collegamento Internet;
  • Ha reso possibile concentrare tutto in unico dispositivo, basta pensare all’utilizzo che si fa oggi dello smartphone.

Per concludere, il Digital Divide rappresenta quel divario, già riscontrato con la Teoria del Knowledge Gap, tra chi ha la possibilità di accesso a internet e ai mezzi tecnologici e chi, invece, è escluso da questi vantaggi offerti dalla società digitale.

In merito all’importanza di ridurre il divario si è espresso anche il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite, approvando una risoluzione che considera “Internet alla stregua di un diritto fondamentale dell’uomo”, chiedendo a tutti gli Stati di promuove un’accelerazione e facilitazione del progresso di accesso alla rete.

Fino a che questo non sarà reso possibile, per le più svariate ragioni, questa diseguaglianza sociale resterà collegata all’assenza di accessibilità alle nuove tecnologie si assisterà ad un’esclusione digitale senza possibilità di accesso all’informazione, oltre che alle tecnologie.

Awesome Works
Awesome Works

Potrebbe interessarti anche...

@ W&D 2.0 srl – P. IVA IT02531510390

W&D 2.0